martedì 7 maggio 2013

Non solo crisi


Dicevamo? Ah sì, c’è crisi. 

Leggendo i giornali, ormai l’ottimismo impazza. No va be’, stavo scherzando, era così, per smorzare i toni e non cadere sempre nel solito vittimismo made in Italy. Quindi oggi basta, oggi ci autocelebriamo un po’! Così  che questo sia di coraggio e utile a chi ogni giorno è lì lì per mollare, per chiudere la sua attività. 
A noi, che ogni  giorno siamo  in contatto diretto con quella che mi piace definire realtà,la realtà  fatta di persone, non sempre dotate di menti eccelse - illuminati laureati e masterizzati che svolgono mansioni nascoste dietro a paroloni inglesi impronunciabili - la realtà che va dalla moglie del politico sestese, alla figlia con il papà in cassaintegrazione passando per la zia il cui nipote è tornato a vivere in casa dopo una triste e. economicamente parlando, dissanguante separazione.

Questa è la realtà di chi lavora in vetrina.
Ascoltare, ascoltare, ascoltare. Quindi bravi a noi, che pur non percependo alcuna parcella, ascoltiamo, ascoltiamo e ancora ascoltiamo le storie più assurde e le intimità più profonde di chi non si rende conto che siamo solo persone a cui non devi necessariamente raccontare tutto. E allorabravi a noi, che nella vita diciamo un sacco di parolacce, ma che quando dobbiamo tirare fuori quella giusta davanti a una cafonata subita da qualche maleducata impenitente, diventiamo inspiegabilmente Mahatma Gandhi e stiamo zitti a subire l’ennesima piccola ingiustizia quotidiana  fatta da qualche passante distratta che ti fa cadere un  quadro in negozio o che, incurante, lascia che il suo cane usi i nostri vasi esterni di fiori come pisciatoio naturale.
Bravi a noi, perché siamo quelli che abbelliscono le piazze arricchendole di servizi - non solo il semplice  negozietto di abbigliamento, ma noi tutti - con i bar, i ristoranti, le gelaterie, le librerie e i fiorai…  Dio, che belli i fiorai! Le ferramenta, che quando ancora  ne vedo una vorrei urlare al titolare: “Bravo! Tu sì che sei un figo, non come il signor Leroy Merlin. Sei tu che ce la fai ancora!”
 Quindi siamo noi a rendere un centro veramente storico, come un’agorà.
Fermati per un secondo a pensare se una mattina ti svegliassi e, durante il tuo tragitto quotidiano, vedessi tutte le serrande dei negozi chiuse. E se ovunque ti girassi trovassi solo un susseguirsi di Compro Oro, luci al neon accese in pieno giorno a pubblicizzare sale giochi e slot machine, mentre a pochi passi un’ammiccante massaggiatrice cinese che sembra uscita da un manga fa capolino su di un cartello di un centro massaggi rigorosamente blindato, da non sembrare neanche aperto al pubblico (?!). E proseguire con un alternarsi di ristoranti giappo low cost - ormai ci sono più ristoranti giappo che turisti giapponesi - tanto noi siamo un popolo di capre e i cinesi questo lo sanno bene, non distinguiamo neanche i cinesi dai giapponesi, e loro ci hanno fatto un business; per poi trovarti davanti il top del food: un’ illuminatissimo  distributore  di malattie batteriologiche di ogni tipo che troverai nel tramezzino che, con un paio di monetine, scivolerà dalla macchinetta per essere ingurgitato da un povero pazzo in chimicata paura alle 4 del mattino. E finirà che per trovare anche la più piccola cosa sarai costretto a fare 2 km ( rigorosamente in auto )  e andare al centro commerciale, dove ne uscirai pieno di sacchetti di cose inutili dimenticandoti invece di quell’unica di cui realmente necessitavi.
A noi, che nonostante tutto ci affezioniamo a voi alle vostre storie, alle vostre vite.
A noi, che il termine “commerciante” ci sta stretto e che, per l’esattezza, a me personalmente infastidisce.
Io sono qui: faccio un lavoro che mi piace ma che non è la mia vita, che negli anni ho imparato e insegnato a fare al meglio, e come me un sacco di altre persone. Aprite la finestra e vi accorgerete di quanto la vostra città si stia trasformando ad una rapidità tale da lasciare senza parole. Quindi oggi ci celebriamo come ogni giorno, perché per ogni attività che chiude ce ne sono molte che invece resistono. E, scusate il paradosso, ma oggi la medaglia d’oro alla resistenza in questa amata Sesto ce la meritiamo noi tutti!
In Fede   Romina Nicolò

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